Nelle ultime ore ha fatto rumore lo scontro a distanza tra il commissario tecnico della Nazionale, Gennaro Gattuso, e il politico, Ignazio La Russa. Botta e risposta senza esclusione di colpi, ecco cosa è accaduto.
La politica è il momento che esca dal calcio e pensi al paese, troppe chiacchiere futili e che non crediamo abbiano un vero e proprio senso. Andiamo a leggere tutto più da vicino.

Tutto parte dal post Moldova-Italia, di giovedì scorso, quando Gattuso ha risposto ai fischi degli italiani che, presenti a Chisinau, non avevano accettato una prestazione non positiva degli azzurri. Alla Rai aveva specificato: “È una vergogna la contestazione dei tifosi, mi dispiace quello che ho sentito oggi. Non è il momento di dire ai giocatori di andare a lavorare: bisogna stare uniti, perché la squadra sta combattendo in campo con le difficoltà e sentire 500 tifosi che contestano fuori casa non lo accetto”.
A questo ha risposto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha specificato: “Non voglio fare polemica. Gattuso ha ragione quando dice che in vista della speranza di andare ai Mondiali dobbiamo unirci e sostenere la nazionale. Ma anche i fischi degli spettatori possono essere uno stimolo finché non sono violenti”.
La risposta di Gattuso a La Russa
Nella conferenza di vigilia di Italia-Norvegia ha parlato il commissario tecnico Gennaro Ivan Gattuso che è stato pungolato proprio sulle parole di Ignazio La Russa. Senza andare ad allungare troppo la polemica, ha comunque risposto esprimendo tutto il suo parere.

Ecco cosa ha sottolineato: “Rispetto quello che dice La Russa ma non so dove fosse quella sera, sicuramente non era allo stadio e non l’ha vista nemmeno in tv. C’era gente che augurava la morte, c’era gente che diceva che veniva a Coverciano, che dovevamo andare a lavorare. Sono d’accordo che i fischi vanno accettati, ma non erano fischi, erano molto più gravi e non si potevamo accettare”.
Un confronto a distanza che potrebbe portare anche a un chiarimento in presenza, fatto sta che il calcio deve rimanere calcio e la politica deve occuparsi del paese e non dello sport. Forse si è superato un limite, ma questo spetta da dirlo ad altri contesti, quello che è evidente è che ci saremmo volentieri risparmiati questo duello rusticano di cui nessuno, probabilmente, sentiva il bisogno.
Vedremo se questa telenovela avrà altre puntate nelle prossime settimane. Scoprirlo ora è abbastanza complicato, ora però è tempo di pensare al campo anche se per i Mondiali la strada è rimandata a marzo.





