Luciano Spalletti è un grande allenatore (di club), non possiamo negarlo, ma non è la prima volta che compie qualche scivolone sul campo. Il motivo? Ve lo spieghiamo.
Oggi il tecnico si è presentato come nuovo allenatore della Juventus e alcune delle sue parole sono davvero difficili da commentare. Scopriamo insieme cosa ha detto.
I famosi (s)comportamenti. Spalletti non sa più come un allenatore deve comunicare? Tutto nasce, guarda caso, dall’Amaro che va storto a tutti quanti, un amaro scaduto. Fa pace con Totti dopo che è stato insultato, a destra e manca, con una fiction e un libro, dopo la famosa lite a Trigoria. Poi va alla Juventus, da toscanaccio, parla del tatuaggio e il discorso sulla tuta è una supercazzola. Ha sempre detto che i comportamenti erano la base, ma stavolta è caduto in basso.
Si è presentato a Torino in pompa magna, a pochi mesi dal disastro visto con la maglia della nazionale sulle spalle. La Juventus sembra già casa sua, parla come se stesse lì da dieci anni, fa le foto con i bambini, ride in conferenza stampa. Ora è meglio tornare a pensare al campo, perché la situazione in casa bianconera è tutt’altro che facile da raddrizzare.
Ripercorriamo alcuni degli aspetti più significativi della conferenza stampa di presentazione di Luciano Spalletti come nuovo tecnico della Juventus.
“Io ho lasciato qualcosa in tutte le città in cui sono stato. A Napoli è avvenuto qualcosa di superiore, perchè abbiamo portato a casa uno Scudetto bellissimo. Ho instaurato un rapporto particolare e rimarrà tutto intatto. Stamattina dovevo fare le analisi e me lo sono fatto tirare dall’altro braccio perché non volevo che fosse toccato niente di qua (il braccio del tatuaggio ndr). Avrò sempre tanti amici da Napoli che mi hanno ancora scritto. Andrò a Napoli e mi rimarrà sempre nel cuore”, questa ce la poteva risparmiare.
Poi sulla tuta si inventa una supercazzola: “Una cosa la voglio dirla a tutti. Questo fatto di estrapolare quello che ho detto sul Napoli e della fine del rapporto che non mi sarei messo nessuna tuta di un’altra squadra, intendevo quella stagione lì. Vado dal presidente a dire che se mi lascia libero è meglio ma non per andare in un’altra squadra, infatti ho rispettato quella promessa. Poi non è che debba smettere di fare l’allenatore, ma dopo quella stagione dovrò andare a fare altre esperienze”.
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